Dici Scampia e pensi alle Vele, pensi a Gomorra, alla droga, alla camorra, ovviamente. In realtà Scampia è il luogo delle aspettative tradite. Agli inizi degli anni Settanta qui doveva nascere il sogno della media borghesia napoletana ma nell’Ottanta il terremoto in Irpina ha segnato l’inizio delle scelte politiche sbagliate. Furono edificate strutture in piena emergenza post-terremoto, c’era bisogno di case per gli sfollati.
Sono poco meno di 41mila gli abitanti residenti, una stima al ribasso. A loro si aggiungono le migliaia di famiglie che, in mancanza di alternative occupano le case, e una consistente comunità Rom che vive in un campo costruito nel quartiere. Le strade larghe, le vie di accesso alle autostrade veloci. A Scampia non c’era un supermercato, così la camorra ha aperto quello della droga: c’erano 25 piazze di spaccio. Il quartiere è stato profondamente segnato dalla prima faida di Secondigliano. Dopo la faida Scampia è iniziata a cambiare, gli abitanti hanno detto basta.
Negli ultimi 10 anni, è diventato il quartiere con la densità associativa – 32 tra cooperative, imprese sociali, centri diurni, associazioni di volontariato – più alta di tutta la città. E ognuna di queste realtà è nata da persone che a Scampia non solo ci vivono, ma proprio la vivono, ne parlano la stessa lingua, anche se non sempre è una lingua facile. Le associazioni qui sono «dei semi che possono germogliare se trovano un terreno fertile»: a dirlo Barbara Pierro, presidente dell’associazione Chi Rom e Chi no. «La politica deve valorizzare e amplificare quello che noi stiamo già facendo». Che i padri, i mariti, gli zii, i fratelli grandi, siano per lo più detenuti è vero. «Scampia lo mandano avanti le donne», racconta Patrizia Palumbo, presidente dell’Associazione Dream Team – donne in rete. Dream Team gestisce uno sportello di accoglienza, ascolto, orientamento al lavoro, accompagnamento psicologico e primo ascolto legale rivolto alle donne dell’area nord di Napoli, è inoltre, centro antiviolenza.
Qui straordinario è la parola vera. Nonostante l’emergenza abitativa, la povertà estrema, nonostante lo stigma prepotente su un quartiere e i suoi abitanti, c’è un umano davvero troppo umano.
[Testo estratto da “La Scampia di Gomorra: Noi vi raccontiamo un altro film” di Anna Spena, con il permesso dell’autrice]
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